Ho avuto modo di notare che continuano a esserci abbastanza spesso richieste di illustrare le regole relative all'elisione (segnalata dall'apostrofo) e al troncamento (o apocope, non segnalato dall'apostrofo), nonostante se ne sia parlato in varie discussioni.
Spero di fare cosa utile e gradita riunendo i due argomenti in un'unica discussione, più facilmente rintracciabile, e riporto a tal fine alcune delle risposte fornite sulla questione. Nel tempo, poi, i contenuti potranno essere meglio organizzati e integrati.
Buona lettura a coloro a cui può interessare..!
Spero di fare cosa utile e gradita riunendo i due argomenti in un'unica discussione, più facilmente rintracciabile, e riporto a tal fine alcune delle risposte fornite sulla questione. Nel tempo, poi, i contenuti potranno essere meglio organizzati e integrati.
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Stamane ho cercato come bisogna apostrofare i pronomi davanti alle vocali e ho trovato il thread ´contracciones` in cui quest´argomento è spiegato nei particolari. Ho capito bene che si apostrofano solo i pronomi mi, ti ,si,lo/la e gli? urizon9Non è esattamente così, Urizon. L'apostrofo indica il fenomeno dell'elisione (soppressione dell'ultima vocale di una parola), per quando si verifica, puoi guardare qui (il post #8 è mio).
Prego, Urizon. Ti riporto il post di cui sopra (rif. grammatica del Serianni), ho inserito gli esempi...Sì, come si verifica l`elisione, questo è il problema (per me).
Originalmente pensavo agli esempi seguenti: a) Abbiamo un libro. L´abbiamo (lo). b) Ho conosciuto i suoi fratelli. Li ho conosciuti.
"L'elisione è normale con gli articoli singolari (obbligatoria con 'lo' e 'la') e relative preposizioni articolate [l'oro, un'amica, nell'età], aggettivi dimostrativi singolari [quest'asino, quell'epoca], bello/a [bell'uomo, bell'idea], santo/a [sant'antonio, sant'Anna], 'come' e 'ci' davanti al verbo 'essere' [com'è andata, c'è], 'quanto', e con varie espressioni idiomatiche [a quattr'occhi, l'altr'anno, senz'altro, etc.].
In altri casi l'elisione è sempre facoltativa e appare in declino rispetto all'uso di un secolo fa.
E' possibile con mi, ti, lo, la, vi, si. Tra le forme che più facilmente possono perdere la vocale finale ricordiamo i monosillabi, in particolare 'di' (elisione obbligatoria in d'accordo, d'epoca, d'oro e in qualche altro caso; facoltativa davanti a un verbo [d'essere o di essere]). Con altri monosillabi l'elisione è più probabile quando la vocale iniziale della parola seguente è la stessa ed è atona (t'importa, ti ascolta) o quando segua altro monosillabo uscente con la stessa vocale (ce l'ha messa tutta, le è piaciuto il film?).
'Da' non si elide mai, tranne che nelle forme d'ora in poi, d'ora in avanti, d'altronde, d'altra parte."
Posso aggiungere solo che per l'elisione è necessario che la parola non termini con vocale accentata; e che è da evitare quando può dar luogo ad ambiguità (l'omicida).
Necsus said:Riferimento: Un albero e *un'albero
Posso contribuire dicendo che l'apostrofo segnala l'avvenuta elisione, cioè la perdita della vocale atona alla fine di una parola davanti alla vocale iniziale di un'altra, perciò naturalmente abbiamo "l'altro"; nel caso di "uno", come negli indefiniti che ne sono composti, c'è invece l'obbligo di effettuare l'apocope (o troncamento) vocalica.BlueWolf said:Tipica domanda:
Perché un si scrive con apostrofo davanti alle parole femminili e senza davanti alle parole maschili?
Risposta di prassi:
Perché davanti ai nomi femminili è la versione contratta dell'articolo una, mentre al maschile l'articolo un esiste.
Esiste anche la regola scolastica che dice (immancabili eccezioni a parte) che l'elisione (che vuole sempre l'apostrofo) si distingue dall'apocope vocalica (per cui non è previsto l'apostrofo) in quanto questa seconda si verifica anche davanti a consonante ("qual è" e non "qual'è", dicendosi anche "qual buon vento"; "un cane").
Di questa regola esiste poi anche un'interpretazione secondo la quale davanti a vocale si dovrebbe parlare solamente di elisione, e l'apostrofo dovrebbe essere utilizzato solo per dividere la seconda parola dalla prima quando questa non abbia esistenza indipendente (quindi "l'uomo", ma "un uomo").
Dal momento che sembra poter essere utile, riporto anche i casi in cui l'apocope è obbligatoria (o abituale):
- con quello, bello, grande (abituale) e santo (davanti a consonante - tranne s+consonante, z, x, gn, ps -, o negli stessi casi in cui si usa il e un al posto di lo e uno) => quel cane, bel quadro, gran caldo, san Giorgio;
- con l'articolo uno e gli indefiniti composti con uno davanti a cvocale e consonante singola (tranne z and x) => un uomo, nessun pudore;
- con un verbo all'infinito seguito da pronome enclitico => cercarlo;
- con la parola frate seguita da nome proprio => fra Cristoforo;
- con le parole Valle, Torre, Colle, Monte nei toponimi => Val d'Ossola;
- con i nomi propri Antonio e Giovanni/Gianni nei nomi doppi => Antongiulio, Gianluca;
- con la parola cavallo nel detto 'a caval donato non si guarda in bocca';
- con una qualifica seguita da nome o cognome => Dottor Bianchi (abituale);
- con un aggettivo terminante in -le o -re, quando unito a un altro aggettivo => nazionalpopolare (abituale).
Per poter avere un troncamento vocalico (non sillabico):"In italiano la[e] e la[o] finali ATONE si (cancellano) troncano nei verbi, se la parola seguente comincia per consonante: "non lo vuol fare, son partiti un minuto fa, etc" (manuale). Ho due domande su quest'argomento:
1) Tutte le lettere (da sole) vogliono l'articolo "la", ho ragione? Ad esempio: "La [n] latina".
Sì, i nomi delle lettere sono tutti femminili.
2) Non ho capito a fondo che significa "atona" in questo caso. Grazie.
- la vocale da troncare dev'essere sempre atona (=non accentata), diversa da 'a' (tranne in 'ora' e composti; e in 'suora' davanti a nome proprio); la 'i' e la 'e' non si troncano quando contrassegnano un plurale (mal di testa-mali di testa);
- la consonante che precede la vocale da troncare dev'essere una liquida (l,r), o una nasale (n,m).