Voglio approfittare della conoscenza della lingua italiana che qualcuno ha dimostrato di avere per fare una domanda:
esiste in italiano una qualche regola o perlomeno buona norma per scegliere dove posizionare gli aggettivi in una frase? Qualcosa di simile all' Inglese?
esempio preso da un quotidiano "...da lui innocenti iniziative incontrollabili" : (si parla del simpatico Meani, dirigente accompagnatore del Milan che, secondo i legali della citata società, contattava gli arbitri non tanto per avvantaggiare il Milan stesso, ma per il semplice piacere personale di farlo..).
Sarebbe stato ugualmente corretto scrivere "incontrollabili iniziative innocenti" ?
Ciao provo anch'io a fare alcune considerazioni, l'argomento è interessante e ringrazio Paul per averlo proposto, molte delle spiegazioni lette fin qui sono state istruttive e anche i link sono stati di grande utilità (a tutti credo).
Sulla posizione dell'aggettivo qualificativo e sulla sua mobilità non credo che sia necessario aggiungere altro a quanto già detto, è una particolarità dell'italiano non del tutto facile da descrivere (i madrelingua la apprendono in maniera automatica ma poi hanno difficoltà a spiegarla e spiegarsela) ma è stata chiarita a sufficienza.
Vorrei tornare all'argomento di partenza del thread piuttosto, che anch'esso non è banale e forse persino più complicato da spiegare. Come si comportano gli aggettivi quando sono più di uno? Che collocazione gli diamo e perché? Cambia il loro significato a seconda della posizione che assumono? Ovviamente sì, ma come?
Nell'esempio che fai tu si dà risalto innanzitutto (nel primo caso) all'innocenza delle iniziative mentre nel secondo caso le iniziative sono incontrollabili quindi hanno un significato peggiorativo rispetto al primo.
Vannaquinis ha dato una prima interpretazione, secondo me (e anche secondo Paul) corretta.
Secondo me no, perché "innocenti" non solo esprime un giudizio soggettivo a cui si vuole dare maggiore enfasi (anche in senso ironico
) e per questo viene posto all'inizio, ma si riferisce a tutto quello che segue, e cioè a [nome+aggettivo1] (iniziative incontrollabili), dove l'agg1 viene considerato più oggettivo/descrittivo ma solo del nome. Se li considerassi alla pari, cioè entrambi riferiti solo al nome, potresti scrivere anche "iniziative innocenti e incontrollabili" o "iniziative incontrollabili e innocenti". Ma non avrebbe la stessa sfumatura.
ursu-lab fa anche di più: dando la stessa interpretazione, ce la spiega dicendo che il
primo aggettivo si riferisce a
entrambi (nome+ agg.) quelli che seguono e ne diventa attributo.
ursu-lab introduce qui, secondo me, un concetto fondamentale per comprendere il funzionamento di questa costruzione, quello della
segmentazione della frase in unità distinte dal punto di vista composizionale della frase.
Sappiamo che in presenza di due aggettivi uno va anteposto e uno posposto al sostantivo di riferimento. La presenza di due aggettivi però è già un primo segnale di marcatezza stilistica per cui assistiamo al classico
spostamento a sinistra" dell'unità rematica, del "nuovo" della frase. Nella frase di Paul "iniziative incontrollabili" e "piacere personale" (come ha intuito alla perfezione ursu-lab) sono il "tema" della frase e funzionano come un unico elemento frasale "modificato" da un attributo ulteriore, il "rema", che è anteposto perché la frase è marcata stilisticamente.
Quasi tutti i parlanti sono in grado di usare in maniera intuitiva questo tipo di costruzione, ancorché complessa, ma credo che, appunto, la "regola" che cercava Paul quando ci ha posto la domanda la possiamo indicare come una regola
compositiva per cui i parlanti selezionano l'ordine degli aggettivi a seconda del grado di marcatezza della frase mettendo prima (
collocando a sinistra) il "nuovo" rispetto al "dato".