http://www.treccani.it/vocabolario/peccato/
4. Dell’uso com. l’espressione essere (un) p., usata come predicato di un infinito o di una proposizione soggettiva, costituire cosa inopportuna, spiacevole, o comunque tale da recare pregiudizio: dorme così bene che sarebbe un p., un vero p., svegliarlo; è p. sprecare il denaro; è un p. fare del bene a certa gente, non ne vale la pena; frequente l’uso ellittico, senza il verbo essere e spesso anche senza l’art. un, per esprimere disappunto o vivo rammarico: sua sorella è molto carina, p. che abbia le gambe storte; in espressioni ellittiche: la festa era bella, p. quella pioggia improvvisa; e in esclamazioni: pensare che potevi vincere tu: peccato!
Innazitutto direi peccato che sia a lavoro omettendo la preposizione articolata(al),Scusa, bio.
se uno è al lavoro e lo sa, perchè in questo contesto si usa il congiuntivo?
Peccato che (io) sia al lavoro altrimenti berrei anche un buon bicchiere di vino rosso
Piccoli interventi che agèvolano la lettura.
GS![]()
La preposizione articolata ci vuole, in questo caso è obbligatoria.Innazitutto direi peccato che sia (a) al lavoro omettendo la preposizione articolata(al),
Questo secondo è un principio basilare (anche quando sai già tutto o pensi di saperlo), e secondo me è buono e ti fa solo onore!La grammatica italiana in pratica è ricca di eccezioni, motivo per il quale sono stato spinto ad approfondirla nei minimi dettagli...è vero a volte posso porre domande elementari, ma ho imparato che per capire concetti piu' complicati si deve partire da quelli basilari
La risposta di Necsus dovrebbe aver chiuso l'argomento, ma può essere utile richiamarere quanto dice la Crusca: "Alcune più recenti descrizioni grammaticali [...] propongono di abbandonare il riferimento al congiuntivo come modo dell'irrealtà" con quel che segue.È "obbligatorio" in questo caso concreto il congiuntivo "sia", oppure - visto che si tratta di una constatazione - andrebbe bene anche l'indicativo "è" ?
Sì, "tutto chiaro" (in teoria ...). Cercando la logica dietro il congiuntivo in questo caso, sono arrivato alla seguente conclusione (non so se valida):La norma che prevede l'uso del congiuntivo in questi casi è quella ricordata qui (Treccani): ....
Poi nella lingua colloquiale si giustificano spesso deviazioni di vario tipo....
Molto interessante. Spontaneamente anch'io sento una certa differenza (sfumatura). Cioè "Peccato che ..." mi pare più "forte" o oggettivo, mentre "È un peccato che..." mi sembra più vicino ad un parere soggettivo o personale ... (Non so se sia così davvero, è solo una mia intuizione).Personalmente distinguerei fra "È un peccato che..." e "Peccato che...". La seconda mi sembra più informale e in alcuni casi l'indicativo sarebbe accettabile se non addirittura preferibile.
Quindi a te suona bene "Peccato che io non abbia soldi" del mio esempio precedente?Nel Treccani nell'unico esempio dell'uso ellittico viene usato il congiuntivo: "Sua sorella è molto carina, peccato che abbia le gambe storte". Certo che avrebbero potuto scegliere un esempio migliore...
Tu stesso hai scritto che per te nell'uso ellittico l'indicativo è "accettabile o preferibile in alcuni casi". Appunto: "in alcuni casi". Penso che la scelta dipenda da preferenze personali. Ognuno ha il suo idioletto. A me non suona male il tuo esempio. Allo stesso modo il lessicografo che ha compilato la voce "peccato" nel Treccani ha preferito l'uso del congiuntivo: "peccato che abbia le gambe storte".Quindi a te suona bene "Peccato che io non abbia soldi" del mio esempio precedente?
A me no.
Avrai forse notato che il mio esempio in #10 era alla prima persona del congiuntivo. Infatti personalmente non avrei problemi con "peccato che abbia" alla terza persona. Il problema sorge con la 1ª e 2ª persona singolare con cui bisogna perlopiù inserire il soggetto, che appesantisce la frase.Provate a cercare su Google "peccato che abbia" e "peccato che ha".
Io invece direi sempre 1 o 2. La 3 sembra la versione semplificata per chi zoppica con i congiuntivi.La frase 1 va bene per me mentre alla 2 preferisco di gran lunga la 3.
È una spiegazione interessante ed utile (spero anche per gli altri non madrelingua). Grazie per la tua reazione dettagliata ed esauriente!In risposta a Francis.
Pertanto in locuzioni come è certo che, è un peccato che e tante altre, il congiuntivo è legittimo, perché non aggiunge nulla di nuovo: conosciamo già il fatto/l'accaduto: col congiuntivo esprimiamo un giudizio o una valutazione al riguardo ...
Non sono fra i più esperti ma secondo me si può omettere il soggetto per la terza persona singolare mentre è quasi sempre opportuno esplicitarlo per la prima e la seconda.A volte il soggetto non è ambiguo e può non essere esplicitato, a mio avviso. Ma senti il parere dei più esperti.
Io capirei che la moglie non ha un frac da dargli.Mia moglie vorrebbe che andassimo al ricevimento, peccato che non abbia il frac
direi proprio di no.![]()
Il contesto non desta alcun dubbio che quel congiuntivo si riferisce alla prima persona singolare, in quanto il frac è un tipo di abbigliamento formale maschile.- Mia moglie vorrebbe che andassimo al ricevimento, peccato che non abbia il frac
direi proprio di no.![]()
Io capirei che la moglie non ha un frac da dargli.- Mia moglie vorrebbe che andassimo al ricevimento, peccato che non abbia il frac
direi proprio di no.![]()
La frase che hai scritto è chiarissima. È palese che quel congiuntivo si riferisca alla prima persona singolare (al parlante maschile).🤌 E vabbè, allora:
- Mia moglie avrebbe voluto che andassimo in vacanza a fine mese, peccato che il 30 abbia l'operazione alla prostata.![]()
Chiaro. Tuttavia anche qui a me verrebbe spontaneo pensare "Tua moglie alla prostata!?🤌 E vabbè, allora:
- Mia moglie avrebbe voluto che andassimo in vacanza a fine mese, peccato che il 30 abbia l'operazione alla prostata.![]()