Peccato che sia / Peccato che sono

bior

Senior Member
italiano
Ragazzi,

se uno è a lavoro e lo sa perchè in questo contesto si usa il congiuntivo?

Peccato che (io) sia a lavoro altrimenti berrei anche un buon bicchiere di vino rosso
 
  • La locuzione "Peccato che" regge, di norma, il congiuntivo. Così prescrive la grammatica italiana.

    http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=112

    "Peccato che" congiuntivo

    http://www.treccani.it/vocabolario/peccato/

    4. Dell’uso com. l’espressione essere (un) p., usata come predicato di un infinito o di una proposizione soggettiva, costituire cosa inopportuna, spiacevole, o comunque tale da recare pregiudizio: dorme così bene che sarebbe un p., un vero p., svegliarlo; è p. sprecare il denaro; è un p. fare del bene a certa gente, non ne vale la pena; frequente l’uso ellittico, senza il verbo essere e spesso anche senza l’art. un, per esprimere disappunto o vivo rammarico: sua sorella è molto carina, p. che abbia le gambe storte; in espressioni ellittiche: la festa era bella, p. quella pioggia improvvisa; e in esclamazioni: pensare che potevi vincere tu: peccato!



    In definitiva, però, "peccato che" fa parte di quelle espressioni impersonali per le quali la scelta tra indicativo e congiuntivo può essere facoltativa. Spesso, specialmente nel parlato, può capitare di dire e sentire: peccato che (io) sono in ufficio, altrimenti...

    Link che possono servire a darti altre indicazioni chiare sui vari usi del congiuntivo:

    http://www.itctosi.va.it/speciali/MANCINI/verbi/congiunt.htm

    www.maldura.unipd.it/romanistica/cortelazzo/grammatica/congiuntivo1.html
     
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    Scusa, bio.

    se uno è al lavoro e lo sa, perchè in questo contesto si usa il congiuntivo?

    Peccato che (io) sia al lavoro altrimenti berrei anche un buon bicchiere di vino rosso

    Piccoli interventi che agèvolano la lettura.

    GS :)
     
    Scusa, bio.

    se uno è al lavoro e lo sa, perchè in questo contesto si usa il congiuntivo?

    Peccato che (io) sia al lavoro altrimenti berrei anche un buon bicchiere di vino rosso

    Piccoli interventi che agèvolano la lettura.

    GS :)
    Innazitutto direi peccato che sia a lavoro omettendo la preposizione articolata(al),
    poi la domanda "perchè in questo contesto si usa il congiuntivo?" è il dubbio che mi ha fatto aprire il post...
    sinceramente
    leggo ora le vostre risposte, farò delle ricerche approfondite e vi farò sapere....io sono andato a orecchio....credo che usare il congiuntivo in questo contesto sia molto più elegante.....Inoltre ci terrei a precisare che ho sentito frasi sbagliate laddove era richiesto il congiuntivo da gente che riveste ruoli importanti...
    Con questo che cosa voglio dire? La grammatica italiana in pratica è ricca di eccezioni, motivo per il quale sono stato spinto ad approfondirla nei minimi dettagli...è vero a volte posso porre domande elementari, ma ho imparato che per capire concetti piu' complicati si deve partire da quelli basilari
     
    Innazitutto direi peccato che sia (a) al lavoro omettendo la preposizione articolata(al),
    La preposizione articolata ci vuole, in questo caso è obbligatoria.
    Dici:
    sono a scuola
    sono a lezione
    sono a casa.


    Ma dici
    sono al lavoro
    sono al termine della via
    sono al balcone
    sono al mare.


    Non stiamo a fare l'elenco di tutte le forme possibili per lo stato in luogo.
    L'uso determina cosa usare e come.

    La grammatica italiana in pratica è ricca di eccezioni, motivo per il quale sono stato spinto ad approfondirla nei minimi dettagli...è vero a volte posso porre domande elementari, ma ho imparato che per capire concetti piu' complicati si deve partire da quelli basilari
    Questo secondo è un principio basilare (anche quando sai già tutto o pensi di saperlo), e secondo me è buono e ti fa solo onore!
    :p
    :)
     
    Ciao a tutti!

    Qualcuno mi ha scritto la seguente frase:
    "È un peccato che la letteratura russa sia così poco documentata".

    Il contesto concreto è il fatto che non sono disponibili le versioni originali di tutti i testi antichi scritti in lingua russa.

    La mia domanda è questa:
    È "obbligatorio" in questo caso concreto il congiuntivo "sia", oppure - visto che si tratta di una constatazione - andrebbe bene anche l'indicativo "è" ?

    Cioè: "È un peccato che la letteratura russa è così poco documentata".

    Grazie in anticipo.
     
    Ciao Francis,

    io ho sempre usato il congiuntivo dopo "(è un) peccato che..." ma c'è chi sostiene che si può usare anche l'indicativo, specialmente in un contesto informale . Vediamo che ne pensano gli altri.
     
    Ciao, Francis.
    La norma che prevede l'uso del congiuntivo in questi casi è quella ricordata qui (Treccani):
    "(...) dipendenza da verbi di pensiero e desiderio che prediligono essere seguiti dal congiuntivo, così come di norma accade con costruzioni impersonali costituite da essere + una serie di aggettivi e sostantivi che presentano in una prospettiva partecipativa, tipica del modo congiuntivo, varie condizioni (è un peccato che, è una disdetta che, è una fortuna che), stati di necessità (è necessario che, è opportuno che), valutazioni più o meno soggettive (è bello che, è giusto che, è triste che, è meglio che)".

    Poi nella lingua colloquiale si giustificano spesso deviazioni di vario tipo.
    Personalmente l'indicativo nel parlato l'ho sentito solo nell'uso ellittico in espressioni a commento di un'affermazione, che esternano quella che per il parlante è una convinzione, un dato di fatto, come: "-È sveglio, Mario, eh? -Sì, peccato che è matto". ;)
     
    È "obbligatorio" in questo caso concreto il congiuntivo "sia", oppure - visto che si tratta di una constatazione - andrebbe bene anche l'indicativo "è" ?
    La risposta di Necsus dovrebbe aver chiuso l'argomento, ma può essere utile richiamarere quanto dice la Crusca: "Alcune più recenti descrizioni grammaticali [...] propongono di abbandonare il riferimento al congiuntivo come modo dell'irrealtà" con quel che segue.
     
    Personalmente distinguerei fra "È un peccato che..." e "Peccato che...". La seconda mi sembra più informale e in alcuni casi l'indicativo sarebbe accettabile se non addirittura preferibile.
    Es. La Ferrari è bella. Peccato che non ho soldi.
    "Peccato che io non abbia soldi" mi suonerebbe un po' "indigesto".
     
    Ciao Necsus
    La norma che prevede l'uso del congiuntivo in questi casi è quella ricordata qui (Treccani): ....

    Poi nella lingua colloquiale si giustificano spesso deviazioni di vario tipo. ;) ...
    Sì, "tutto chiaro" (in teoria ...). Cercando la logica dietro il congiuntivo in questo caso, sono arrivato alla seguente conclusione (non so se valida):

    Pensandoci un po', la frase "È un peccato che la letteratura russa sia così poco documentata" non tanto constata un fatto (come l'ho pensato prima), ma piuttosto esprime un parere personale, concretamente "È un peccato che ..." indipendentemente da quello che segue dopo.

    Se è così, allora secondo me l'uso del congiuntivo qui è giustificabile anche logicamente ... (cioè non solo perché la norma lo prevede)

    Personalmente distinguerei fra "È un peccato che..." e "Peccato che...". La seconda mi sembra più informale e in alcuni casi l'indicativo sarebbe accettabile se non addirittura preferibile.
    Molto interessante. Spontaneamente anch'io sento una certa differenza (sfumatura). Cioè "Peccato che ..." mi pare più "forte" o oggettivo, mentre "È un peccato che..." mi sembra più vicino ad un parere soggettivo o personale ... (Non so se sia così davvero, è solo una mia intuizione).
     
    Last edited:
    Nel Treccani nell'unico esempio dell'uso ellittico viene usato il congiuntivo: "Sua sorella è molto carina, peccato che abbia le gambe storte". Certo che avrebbero potuto scegliere un esempio migliore...
     
    Nel Treccani nell'unico esempio dell'uso ellittico viene usato il congiuntivo: "Sua sorella è molto carina, peccato che abbia le gambe storte". Certo che avrebbero potuto scegliere un esempio migliore...
    Quindi a te suona bene "Peccato che io non abbia soldi" del mio esempio precedente?
    A me no.
     
    Quindi a te suona bene "Peccato che io non abbia soldi" del mio esempio precedente?
    A me no.
    Tu stesso hai scritto che per te nell'uso ellittico l'indicativo è "accettabile o preferibile in alcuni casi". Appunto: "in alcuni casi". Penso che la scelta dipenda da preferenze personali. Ognuno ha il suo idioletto. A me non suona male il tuo esempio. Allo stesso modo il lessicografo che ha compilato la voce "peccato" nel Treccani ha preferito l'uso del congiuntivo: "peccato che abbia le gambe storte".
     
    Last edited:
    In risposta a Francis.
    La forma sintattica della frase può influenzare la scelta del modo. Ricordando sempre - credo se ne sia già parlato in altri filoni - che il congiuntivo non asserisce e non apporta nulla di "nuovo" (da intendere proprio come opposizione al "dato", ossia l'opposizione tema vs rema).
    Pertanto in locuzioni come è certo che, è un peccato che e tante altre, il congiuntivo è legittimo, perché non aggiunge nulla di nuovo: conosciamo già il fatto/l'accaduto: col congiuntivo esprimiamo un giudizio o una valutazione al riguardo. In tal caso, si può anche "tematizzare" la subordinata, cioè dislocarla a sinistra, in apertura, e ci accorgeremmo tanto più che il congiuntivo sta benissimo: che Andrea abbia perso alla bella è un vero peccato.

    Al contrario, se la forma della sovrordinata cambia in certo (è) che, peccato che... la subordinata ci informerà effettivamente del "nuovo": se sospendessimo per un attimo la formulazione, il nostro interlocutore domanderebbe: "Allora? Cosa?". Anche perché la curva melodica sarà differente e poggeremo più sul  che l'intensità.
    Quindi:
    Peccato/fortuna che i soldi li hai lasciati a casa.
    Peccato/fortuna che la strada non è asfaltata.*
    Certo (è) che i giamaicani sono ottimi velocisti.

    Avvicinando così la subordinata ad una pseudo-dipendente, come se la locuzione verbale sovrordinata fosse un avverbio di frase modale (purtroppo i soldi... senza dubbio i giamaicani...) .

    * Proprio la curva melodica in questo esempio ci fa pronunciare velocemente la locuzione, con climax sul che: che? Dimmelo! Fammi sapere!
    Se poggiassimo le corde sul peccato per rilassarle subito dopo, torneremmo all'altra forma, in cui sarebbe da sottintendere è un (peccato), ovverosia, ciò che sto per aggiungere nella subordinata è un fatto noto, su cui sto mettendo in rilievo il mio giudizio, che cioè è un peccato. Tanto che nel dialogo, potremmo intenderci anche semplicemente con la formula nuda e cruda: è un peccato o che peccato... tutto ciò a cui abbiamo assistito o che comunque conosciamo entrambi.

    Aggiungo come chiosa sintetica che il peccato che seguito dall'indicativo regge solo nel caso specifico in cui:
    1) Non si analizzi come ellissi del pieno (è un) peccato che... (questione di curve melodiche che veicolano il senso che si vuole imprimere alla frase).
    2) Si allenti, per questo, il rapporto ipotattico a tal punto da avvicinare molto la locuzione al valore avverbiale modale di un purtroppo, disgraziatamente ecc...

    Provo a chiarire con un esempio:
    1) Luca, il pullman è già passato. - (È un) peccato che sia già passato. Saremmo arrivati sicuramente in tempo all'appuntamento.
    2) Dai, Luca, che tra 5 minuti prendiamo il pullman e tra un'ora saremo dal medico. - Peccato che (=purtroppo) il pullman è già passato.
     
    Last edited:
    Provate a cercare su Google "peccato che abbia" e "peccato che ha".
    Avrai forse notato che il mio esempio in #10 era alla prima persona del congiuntivo. Infatti personalmente non avrei problemi con "peccato che abbia" alla terza persona. Il problema sorge con la 1ª e 2ª persona singolare con cui bisogna perlopiù inserire il soggetto, che appesantisce la frase.
    Es.
    1)Mia figlia vorrebbe una Ferrari. Peccato che non abbia soldi.(Lei non ha soldi).
    2)Mia figlia vorrebbe una Ferrari. Peccato che io non abbia soldi.
    3)Mia figlia vorrebbe una Ferrari. Peccato che non ho soldi
    La frase 1 va bene per me mentre alla 2 preferisco di gran lunga la 3.
     
    In risposta a Francis.

    Pertanto in locuzioni come è certo che, è un peccato che e tante altre, il congiuntivo è legittimo, perché non aggiunge nulla di nuovo: conosciamo già il fatto/l'accaduto: col congiuntivo esprimiamo un giudizio o una valutazione al riguardo ...
    È una spiegazione interessante ed utile (spero anche per gli altri non madrelingua). Grazie per la tua reazione dettagliata ed esauriente!

    (Ho la sensazione che la tua spiegazione sostanzialmente non contraddica alla mia "conclusione", post #11 ...)

    *************************
    Grazie a tutti voi che avete reagito alla mia domanda! Per me è stata davvero una discussione molto interessante ed importante :)
     
    Ovviamente, nel caso delle locuzioni come è certo che, è ovvio che non è in gioco un giudizio soggettivo (o, quantomeno, esso è molto larvato), essendo queste intrinsecamente le locuzioni più obiettive possibili. Il congiuntivo in tal caso è selezionabile esclusivamente per la forma sintattica (a differenza di certo è che/certo che... in cui psicologicamente rilevante e veramente informazionale - quindi "novum" e quindi indicativo - diventa ciò che diremo nella subordinata).

    In casi come è un peccato che (anche ellittico: peccato che*) può valere lo stesso discorso, con in più il fatto che sono locuzioni meno obiettive, quindi propense al congiuntivo.

    * Da differenziare la sfumatura tonale, di curva melodica, tra questa ellissi e peccato che... (o, volendo, il peccato è che... come il guaio è che...) che si adatta più facilmente allo scopo di comunicare un'informazione nuova nella subordinata.
     
    Non sono un esperto ma mi pare che ohbice abbia detto giusto; può essere ambiguo
    - Mia moglie vorrebbe che andassimo al ricevimento, peccato che non abbia il vestito
    ma
    - Mia moglie vorrebbe che andassimo al ricevimento, peccato che non abbia il frac

    direi proprio di no.:)
     
    Ho ragione per un terzo!

    GRAMMATICA TRECCANI ONLINE

    ...
    Quando le forme del congiuntivo presente sono uguali nelle tre persone singolari, è opportuno specificare il soggetto della 2a persona singolare per non creare ambiguità

    Spero che tu venga (perché Spero che venga può essere inteso come Spero che lui venga)

    ...

    Mi sembra un argomento pertinente al thread.
     
    A volte il soggetto non è ambiguo e può non essere esplicitato, a mio avviso. Ma senti il parere dei più esperti.
    Non sono fra i più esperti ma secondo me si può omettere il soggetto per la terza persona singolare mentre è quasi sempre opportuno esplicitarlo per la prima e la seconda.
    Mia moglie vorrebbe che andassimo al ricevimento, peccato che non abbia il frac
    direi proprio di no.:)
    Io capirei che la moglie non ha un frac da dargli.
     
    - Mia moglie vorrebbe che andassimo al ricevimento, peccato che non abbia il frac
    direi proprio di no.:)
    Il contesto non desta alcun dubbio che quel congiuntivo si riferisce alla prima persona singolare, in quanto il frac è un tipo di abbigliamento formale maschile.
    Tuttavia, se non vi fosse quell'inequivocabile complemento oggetto, il dubbio sussisterebbe.
    Al fine d'eliminare ogni perplessità ed ambiguità, io aggiungerei sempre e comunque il pronome personale di riferimento.
     
    :confused::eek:🤌 E vabbè, allora:
    - Mia moglie avrebbe voluto che andassimo in vacanza a fine mese, peccato che il 30 abbia l'operazione alla prostata.:cool:
    La frase che hai scritto è chiarissima. È palese che quel congiuntivo si riferisca alla prima persona singolare (al parlante maschile).
    Ma, la frase citata da Pietruzzo fa sorgere qualche dubbio perché potrebbe significare "non avere un frac da mettere" o "non avere un frac da dargli (affinché lo indossi)".
    Sono sottigliezze che potrebbero confondere.
     
    :confused::eek:🤌 E vabbè, allora:
    - Mia moglie avrebbe voluto che andassimo in vacanza a fine mese, peccato che il 30 abbia l'operazione alla prostata.:cool:
    Chiaro. Tuttavia anche qui a me verrebbe spontaneo pensare "Tua moglie alla prostata!? :) " In ogni caso personalmente preferirei sempre altre soluzioni. Es. "Purtroppo ho l'operazione alla prostata".
    P.S. 🤌 lo fai a "tua moglie" :)
     
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